Questo meta-articolo fa riferimento al seguente articolo di Terre Illustrate: Hard boiled, ma con un cuore d’oro - Il Lupin III di Hayao Miyazaki pt. 1 di 3.
Iniziamo dalla fine: il titolo.
Tanto inutile ai fini dell’articolo quanto fondamentale per la sua diffusione, ogni titolo è sempre un azzardo, e lo è ancora di più se scegli di tenere le parole di maggior richiamo (“Lupin III”, “Hayao Miyazaki”) in fondo e di mettere in primo piano brevi frasi evocative. Per quanto riguarda il titolo di questi articoli, la motivazione è stata principalmente estetica: trovo che questa struttura abbia una certa eleganza che rende li rende più memorabili. Oltre all’azzardo, però, questa scelta presenta un altro inconveniente: mi obbliga a dover ragionare sul titolo più di quanto vorrei fare, o di accontentarmi di uno che non mi soddisfa pienamente, come in questo caso. Inizialmente Il Lupin di Hayao Miyazaki non era stato pensato per essere una serie di articoli ma come un unico articolo che coprisse l’argomento nella sua interezza (prima serie, Cagliostro e seconda serie). Il titolo, adesso assegnato alla terza e conclusiva parte, doveva essere Diventare un fantasma. Invece, riassumendola in poche parole, si potrebbe dire che l’articolo mi sia esploso in mano: non solo si stava rivelando molto più lungo e tedioso del preventivato, ma mi stava anche costringendo a rimandare l’apertura del nuovo sito di Terre Illustrate più di quanto fossi disposto a fare. Decisomi quindi a dividere il lavoro in tre parti, mi sono ritrovato con il compito ingrato di dover ideare altri due titoli che fossero all’altezza di Diventare un fantasma, che trovo non solo molto evocativo ma anche particolarmente efficace. Ecco quindi da dove viene Hard boiled, ma con un cuore d’oro, titolo nato nel tentativo di riassumere le due anime della prima serie di Lupin III in una breve catchphrase. Spero di riuscire a fare un lavoro migliore con il titolo del secondo articolo (che, nel momento in cui vi scrivo, è indicato provvisoriamente come Il signor ladro nell’indice).
Tolte di mezzo le faccende che probabilmente interessano solo a me, passiamo all’articolo vero e proprio.
La nascita dell’articolo
L’idea di scrivere del Lupin III di Hayao Miyazaki ronzava da anni nella mia testa, sin da quando ero venuto a conoscenza di alcuni dietro le quinte che riguardano i gli episodi 145 e 155 di Lupin III Part 2 e dell’opinione di Miyazaki su questa serie. Ho deciso però di dedicarmi alla scrittura di questi articoli solo dopo essere giunto a quella che, secondo me, è l’essenza del percorso del Lupin di Miyazaki. Per questo, pur avendo una forte base di ricerca storica, vorrei che fosse chiaro che questi articoli sono anche il tentativo di argomentare quella che è la mia interpretazione di queste opere: Diventare un fantasma non è solo un titolo che suona bene, è anche il manifesto che sintetizza in tre parole l’essenza del Lupin di Miyazaki.
Detto questo, Lupin III Part 1, con la sua produzione travagliata e confusionaria e la presenza di Isao Takahata ad affiancare un Miyazaki ancora alle prime armi, si prestava molto di più a una ricostruzione storica affiancata da un’analisi che seguisse il procedere degli episodi e ter questo ho deciso di procedere in questa direzione per questo primo articolo.
Non posso negare, inoltre, che il lavoro di Matteo Watzky sul suo blog Animétudes abbia avuto un’influenza profonda sulla scrittura di questo articolo (e dei miei futuri articoli in generale) spingendomi ad applicare al lavoro di ricerca storica un rigore che in precedenza avevo solo sfiorato. Ecco perché l’articolo presenta una bibliografia, una sitografia e un infinito, e a tratti forse troppo pedante, apparato di note. Ho cercato di raccogliere e verificare ogni informazione usando la fonte originale, anche a costo di dovermi procurare diversi libri dal mercato dell’usato giapponese. La difficoltà di questo lavoro non consiste solo nel recuperare materialmente queste fonti, ma anche nello scoprire che esistono: non essendoci nessun elenco ufficiale di tutti libri su Lupin III e Hayao Miyazaki pubblicati e delle informazioni in essi contenuti, parte del lavoro di ricerca consiste anche nel venire a conoscenza dell’esistenza di questo o quel volume, cercando inoltre di capire cosa valga la pena di recuperare e cosa invece scartare. Wikipedia giapponese, Amazon JP e i blog dei fan sono di grande aiuto ma hanno anche i loro limiti, soprattutto se si tratta di materiale pubblicato prima dell’avvento di internet, e alla fine si finisce spesso a navigare a vista. Per questo credo che l’articolo abbia un valore anche solo per la bibliografia e sitografia fornita: da adesso in avanti, chiunque altro dovesse cimentarsi in una ricerca sull’argomento potrà partire dai testi che ho raggruppato ed eventualmente contattarmi per saperne di più.
Che ci si fa con le fonti?
Naturalmente una volta raccolte le fonti e le informazioni in esse contenute il lavoro non è finito: bisogna metterle in discussione e in relazione tra loro per tirarne fuori una ricostruzione dei fatti decente. Quando si trattano argomenti complessi e ci si giostra tra molte fonti non sempre è possibile assemblare il risultato in maniera lineare. Per esempio, l’intervista a Masaaki Ōsumi presente nel volume THE Rupan Sansei FILES mi ha dato più di un grattacapo. L’autore dell’articolo ha infatti scelto di non optare per una semplice trascrizione di quanto lui e il regista si sono detti ma di raccontare il loro incontro usando una narrazione che alterna discorsi diretti e indiretti, riflessioni personali e alcune vicende che riguardano entrambi. L’articolo è sicuramente piacevole da leggere e offre un ritratto di Ōsumi inedito, ma è anche difficile da usare come fonte rispetto a una normale intervista: nel caso dei fatti e delle osservazioni riportate fuori dal discorso diretto non è infatti chiaro se la fonte sia Ōsumi o l’autore dell’articolo stesso. Per esempio, l’informazione che Miyazaki avrebbe proposto la gag del guantone da boxe per l’episodio 9 ricade proprio in questo caso. C’è un motivo, quindi, se ho specificato che potrebbe non essere attendibile pur decidendo di includenderla lo stesso: sappiamo con certezza che Ōsumi non era presente durante quel momento della produzione della serie, quindi se fosse lui la fonte potrebbe trattarsi di una sua invenzione o di una cosa che gli è stata raccontata da terzi, ma se la fonte dovesse essere invece l’autore, che anni prima aveva realizzato lui stesso un libro sulla produzione della prima serie, potrebbe paradossalmente avere una sua maggiore attendibilità.
Un problema simile ma ben più complesso l’ho dovuto affrontare nello stabilire con precisione a che punto della produzione Ōsumi se ne sia andato e sia stato sostituito da Miyazaki e Takahata. Nell’intervista appena menzionata, e sempre fuori dal discorso diretto, viene detto che Ōsumi avrebbe lasciato la serie dopo aver portato a termine i primi tre episodi. Ōtsuka però non sembrava dello stesso avviso: nel suo libro autobiografico Sakuga ase mamire raccontava che l’ultima e più urgente delle riunioni che avrebbero portato al cambio di direzione della serie, e quindi di riflesso all’abbandono di Ōsumi, si sarebbe tenuta dopo la messa in onda del quinto episodio. Qui entra in gioco un altro fattore da tenere a mente: anche quando sono precise nel riportare i fatti, le fonti non sono da considerare infallibili e intoccabili. A volte la memoria di chi racconta la propria esperienza può giocare un brutto scherzo, a volte possono esserci stati degli errori di battitura e così via. Per questo è importante scavare il più possibile, confrontare diverse versioni e fare qualche ipotesi. Lo stesso Ōtsuka contraddice questa sua versione dei fatti nell’intervista presente nel volume Rupan Sansei PART1 e-konte shuu in cui afferma che Miyazaki e Takahata si sarebbero fatti carico degli storyboard a partire dal quinto episodio. Secondo questa versione, quindi, la riunione che avrebbe portato all’abbandono di Ōsumi e all’arrivo di Miyazaki e Takahata si sarebbe svolta prima della messa in onda dell’episodio e non dopo. Visto quanto è recente quest’ultima intervista tenderei a fidarmi di più della sua testimonianza precedente in quanto “più fresca” (Sakuga ase mamire raccoglie articoli pubblicati su Animage negli anni ‘80), ma ho deciso di non farlo dopo averla confrontata con le altre informazioni a mia disposizione.
Oltre a queste testimonianze, decisivo per l’articolo è stato infatti studiare i crediti della serie. Sulle pagine wikipedia in italiano e in inglese della serie, oltre che in tantissimi articoli online e non, è sempre stato riportato con una certa precisione che Ōsumi sarebbe da considerarsi regista dei primi sette episodi, oltre che del nono e del dodicesimo. Un’informazione così verosimile e diffusa che ormai persino io la davo per scontato. Immaginate quindi la mia sorpresa quando, per scrupolo, decisi di analizzare i crediti delle sigle giapponesi di apertura e chiusura scoprendo che nessun regista è ufficialmente accreditato per gli episodi dal quarto al quindicesimo, nono escluso. La cosa mi sconvolse così tanto da spingermi a chiedere aiuto su Twitter per capire se mi stava sfuggendo qualcosa. Non solo non mi stava sfuggendo niente, ma ebbi anche il piacere di ricevere una risposta da un noto esperto giapponese di Lupin III (nonché autore di una delle interviste presenti in sitografia). Stando così le cose, ho ipotizzato che la rimozione del nome di Ōsumi dai crediti debba essere avvenuta in seguito al suo abbandono dopo il completamento del terzo episodio, confermando quindi la versione dei fatti della sua intervista e dell’intervista a Ōtsuka dal libro sugli storyboard. Intuizione che ho esteso anche alle mie brevi analisi delle sigle d’apertura della serie, inizialmente non previste e venute fuori mentre ragionavo su questa evoluzione dei crediti.
Conclusioni
Ovviamente il rigore usato non significa che il mio articolo sia perfetto e che vada preso come verità assoluta. Nessun lavoro storico è definitivo o esente da difetti, ma è sempre il frutto più o meno riuscito di azzardi e ipotesi. Potrei essermi perso delle fonti che presentano una versione diversa dei fatti, così come potrei aver interpretato male alcune di quelle che ho effettivamente usato. Potrebbero inoltre esserci informazioni, testimonianze e documenti che non sono ancora venuti a galla. Anche all’interno dello stesso testo ho cercato di rendere chiare eventuali mie incertezze e dubbi per rendere evidente che nessuna ricerca storica è un punto definitivo. Questo è il motivo per cui considero bibliografia, sitografia, note e questo articolo molto importanti: così che possiate facilmente ricostruire il lavoro che ho fatto, capire da dove vengono le cose che dico ed eventualmente usare in futuro tutto questo come base per realizzare qualcosa di migliore.
Infine, oltre ai possibili errori commessi, ci sono aspetti dell’articolo che avrei voluto poter trattare meglio ma che ho dovuto frenare per via dei limiti delle mie capacità. Mi riferisco in questo caso all’analisi degli episodi e al tentativo di riconoscere la mano dietro ciascun aspetto di essi. Su un piano tematico e narrativo credo di aver fatto un buon lavoro, così come credo sia accettabile la mia analisi dei cambiamenti più generali nella regia della serie. Per quel che riguarda le animazioni e il disegno, invece, avrei preferito poter fare di più. Nelle pratiche della community “Sakuga”, ovvero di quella community di appassionati che si occupa di riconoscere e studiare il lavoro degli animatori del panorama giapponese, sono un novizio e mi mancano sia l’occhio che il vocabolario per potermi occupare serenamente della cosa, per questo sono stato meno audace nelle analisi delle animazioni rispetto al resto del lavoro fatto. Ritengo comunque di aver dato un buono spazio all’aspetto tecnico della serie, soprattutto nel sottolineare la differenza nelle animazioni e nella regia tra la prima e la seconda metà di Part 1. Inoltre, proprio Matteo Watzky mi ha fatto giustamente notare che avrei potuto sfruttare meglio il libro sugli storyboard, cosa che non ho fatto per lo stesso motivo. Sento comunque di essere riuscito a ovviare un po’ a questa mancanza con la fotografia presa da Sakuga ase mamire e la relativa didascalia in cui riassumo in che modo secondo Ōtsuka gli storyboard di Miyazaki si distinguono dagli altri e influenzano l’intera produzione di un episodio.
Con questo meta-articolo non credo di aver esaurito tutti i dietro le quinte dell’articolo principale, ma spero di essere riuscito a dare almeno un’idea del lavoro che c’è dietro e di aver arricchito l’esperienza di lettura di questa prima parte della serie sul Lupin III di Hayao Miyazaki.
Se avete domande e osservazioni, o semplicemente volete saperne di più, vi rimando alla live che si terrà sul mio canale Twitch il 18 Dicembre 2023 alle 21:30 in cui svelerò alcune succose curiosità e vi mostrerò i materiali che ho usato per le ricerche di questo primo articolo.
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Ultima modifica 11/12/2023